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CAVALLO A DONDOLO
Risale ai primi del '900, apparteneva allo zio materno Giorgio Galli, classe 1899 Dicembre. Custodito in casa come un inestimabile tesoro tra gli altri ricordi del compianto proprietario, disperso nella grande guerra, si presume caduto il 15 Agosto 1917 nella sanguinosa undicesima battaglia dell' Isonzo, sull' altopiano della Bainsizza. La scarna e terribile comunicazione del Ministero della guerra, giunse il 19 Agosto 1917. I nonni hanno visitato per una vita cimiteri e sacrari alla ricerca di una traccia, di qualcosa che potesse in qualche modo lenire il dolore dei bisnonni; effettuato mille ricerche, consumato fiumi di inchiostro, non si é mai saputo niente di niente. Quello che posso affermare, per bocca dei nonni che ormai non ci sono più, e di mia madre ultraottantenne, che era un ragazzo maturo, generoso all' eccesso, gioviale e sempre disponibile per tutti. Visti i tempi che correvano, la miseria e l' analfabetismo erano "normalità" a Monticiano, minuscolo borgo della provincia Senese tra i boschi. Studente di "buona famiglia" come si diceva allora, Giorgio, sovente, e di buon grado, si privava degli svaghi propri della sua giovane età prodigandosi per aiutare i compaesani meno fortunati. Per loro procurava indumenti, cibo, si improvvisava scrivano, materialmente si rimboccava le maniche radunando e accudendo i loro animali, i muli, insostituibili strumenti di lavoro. Sfiancati dal quotidiano gravoso carico del bastio o dei corbelli stracolmi di legna raccolta nel bosco, li conduceva a sera dalle stalle, tutti in fila al fiume ad abbeverarsi. sollevando gli esausti padroni da quella ulteriore fatica. Altri tempi, si stenta solamente a immaginare! Pur non essendo un vegliardo, scorrono distintamente davanti ai miei occhi, come in un vecchio film, immagini di vita già viste, suoni ovattati già uditi; rievocano in me oniriche sfumate sensazioni di bimbo, coincidenti e sovrapponibili a frammenti di storie ricorrentemente narrate in famiglia. Il tempo procede a passo svelto, quel mondo antico, il modo di vivere semplice, la spontaneità e il calore di quella gente umile, rispettosa e vera, l' ho vissuto e osservato di riflesso, per un po' e marginalmente, anch' io. Esperienze formativamente fondamentali, che mi hanno plasmato e indotto a voler cogliere sempre, nelle piccole cose, i valori che distrattamente non si apprezzano più per il ritmo frenetico imposto dal sistema di vita odierno. Mi hanno chiamato Giorgio, e, non fosse per altro, sono fiero del mio nome. Sicuramente non ho la stoffa del prozio, e onestamente, non sento di dover censurare e reprimere i miei istintivi comportamenti. Ho sempre, credo, agito umilmente e secondo coscienza, senza ipocrisia alcuna. Non tornerei indietro nel tempo per percorrere strade diverse, neppure per un istante, cocciuto e recalcitrante come un mulo! Questa é la storia, una bella favola per me, non per i bambini, oggettivamente non c' é un lieto fine, ma io ce lo voglio trovare ugualmente! Il cavallino é li', immobile in legno e crine, vive con me; in se' custodisce i sogni, i principi, l' anima e il cuore del valoroso soldatino fante Galli Giorgio, suo conduttore, e...un po' anche i miei!
Giorgio Tricomi
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